Archive for the ‘intuizioni’ Category

Il guardiano del faro

3 gennaio 2011

Mi hanno sempre detto che il guardiano del faro è uno dei lavori più nobili e romantici mai esistiti, o forse l’ho solo immaginato. Sono cresciuta con l’idea che colui (e mai colei) che avesse il compito di “guardare” il faro fosse in realtà una guida illuminante, per la rotta delle navi, per gli avventurieri, per gli amanti, per interi paesi e città. Ho sempre pensato che ogni guardiano amasse il proprio faro, lo sentisse suo, godesse nel trascorrere notti intere ad ammirare la profondità del buio squarciata a cadenza regolare dalla luce.

Ora voglio che il guardiano del faro dorma ogni notte in un caldo letto, il suo.

Diversamente occupate DWF

16 marzo 2010

Dopo mesi di riunioni, incontri, scontri, risate, pomeriggi serate e nottate passate a scrivere, aperitivi e cene di lavoro e non, infiniti scambi di mail, intuizioni e forzature, rincorse, trasferte, taglia e cuci, copia e incolla, sposta quello metti questo, ecco a voi il primo numero dwf del 2010, diversamente occupate, a cura di diversamente occupate

E se perdessi la memoria?

12 marzo 2010

L’altro giorno, di fronte a una situazione di emergenza, ho dovuto far ricorso a tutta la mia capacità mnemonica per recuperare informazioni che erano andate perdute in modo irreversibile. Il risultato, devo dire, non è stato dei migliori…

Allora ho pensato: e se improvvisamente perdessi la memoria? Lo scenario che mi si è presentato davanti è stato a dir poco sconfortante…

codice bancomat = niente più soldi, almeno fino a quando non avrei ritrovato nell’angolo più nascosto dei miei cassetti quel foglietto con su scritto in lettere i numeri del codice…

password per mail personale, mail del lavoro n. 1, mail del lavoro n. 2, mail dei vari lavori non remunerati = fine dei contatti, delle conversazioni di mesi e mesi, perdita di documenti non salvati, insomma un disastro…

password del mio blog, del blog delle diversamente occupate, di facebook, di msn, di skype = a questo forse potrei sopravvivere…

Ho capito che un bella fetta della mia memoria quotidiana è legata a macchine e modalità di accesso a macchine, ma non solo, che l’impossibilità improvvisa di accedere a queste provocherebbe una perdita di informazioni e dati che forse non sono vitali, ma sono sicuramente fondamentali.

E allora… ora ho una pagina dell’agenda fitta di numeri e lettere…

Donne invisibili

16 febbraio 2010

Arianna, sul precipizio del nulla ammaestra oche e specchia solitudini.

Romina, al lavoro la scrivania strangola “fammi queste due pagine per venti” è ora di pranzo il panino ingoia Romina.

Agnese, per finta una volta all’anno quasi ogni notte nel paese degli accapatoi.

Carla, quando suda quando sbatte gli angoli quando tutte le volte che accelera velocissimo si prende sola sulle spalle.

Sofia, anche in queste strade del raffreddore come un imprevisto lento davanti agli occhi suoi cadere come opportunità estrema

Emanuele Kraushaar & Reg Mastice

Stanze e scatole

16 dicembre 2009

Gli uomini vedono la vita come una scatola, le donne come una grande stanza circolare. Tutti gli uomini vivono chiusi in una scatola, piccola, media o grande a seconda non della loro altezza, bensì della statura del loro Ego. Le donne, tutte, abitano una grande stanza rotonda, priva di angoli e minimamente arredata, pronta ad accogliere. I maschi aprono la loro casa-scatola ripetutamente durante una giornata, migliaia di volte nel corso della loro vita, ma la richiudono sempre. La stanza delle donne è sempre aperta, c’è la chiave nella serratura della porta, fuori. Quando gli uomini fanno capolino dalla scatola, sempre lentamente, timorosi, con la costante paura del fuori, stanno già pensando a come tornare velocemente dentro e rintanarsi se le cose si mettono male. E quand’è che si mettono male? La squadra del cuore che prende due reti in casa dall’ultima in classifica: qualche insulto all’arbitro di turno e alla sua malcapitata compagna, due birre per dimenticare, e di corsa nella scatola a pensare che in fin dei conti di quella squadra non gliene frega niente, però che fai? non ti unisci agli amici nella sconfitta? O ancora, una donna che non si concede o, molto peggio, una donna che si concede troppo in fretta: sante o zoccole che siano fanno paura, e la testa del maschio tende ad allontanarle, ma la pancia no, e di corsa nella scatola a pensare che in fin dei conti, in entrambi i casi, quella donna gli piace, la prima perché si lascia conquistare, la seconda perché l’ha già conquistato. E ancora, arriva il momento in cui tutti gli amici si fidanzano e organizzano viaggi romantici con la propria metà, e loro – i maschi – che montano cabaret e monologhi originalissimi per screditare quest’amore romantico ed esaltare la ricchezza della loro libertà, una libertà che maledicono appena chiusi in scatola, che li rende tristi, soli e malinconici, eppure incapaci di dirselo, di gridarselo che la libertà è ben altro. Le donne vivono il loro spazio con la naturalità delle padrone di casa, una memoria femminile che ama l’ordine ma lascia aperte tutte le possibili combinazioni tra chi c’è stato, chi c’è e chi verrà. La donna non teme il mondo, Lei il mondo l’ha creato e donato agli uomini, al punto che spesso se lo lascia sottrarre. La femmina, che vive di relazioni anche solo per essere un corpo potenzialmente abitabile da un’altra creatura, non ha paura della solitudine, perché sola non può essere, ma ad essa sfugge in ogni caso, perché ama. E ama di un amore autentico, quello che viaggia sul filo della relazione e del contrasto, quello che ricerca la soddisfazione del proprio desiderio nella felicità di chi le è accanto, perché una donna è felice se chi la circonda è felice, e il suo amore si traduce nel vivere di sé per gli altri e con altri. E proprio perché ama, incondizionatamente, spesso senza ragione, è da sempre rappresentata come l’essere, tra i due generi (non è questo un “due matematico”), votata al sacrificio e alla sofferenza. Perché lasciare la stanza aperta se ciò provoca sofferenza femminile? Perché potenziare il potenziabile se si traduce in sacrificio femminile? Perché non sono le donne a dirlo. Cari uomini, se una donna è pronta ad accogliere nella propria stanza la vostra scatola, se una donna vi accoglie dentro di sé e accanto a sé, è lei che lo vuole. Se una donna giustifica le vostre dimenticanze dandovi dell’uomo brillante che si concede il lusso di essere altrove con la testa, è perché vuole dipingere di un colore diverso la vostra scatola, perché altrimenti sareste intercambiabili con quelle scatole di cartone tutte uguali… Se una donna dice di amarvi credetele, perché non può essere altrimenti; se dice di non amarvi più credetele, perché non potete fare altrimenti; se dice che vuole solo sesso non datele retta, perché lei – la donna – ama il proprio corpo e con esso fa solo l’amore; se non dice niente il vostro impulso a tacere di queste cose gioirà, ma è un impulso solo vostro… La vita è più bella in due, questo è vero. Ma una scatola, quanto sia grande l’Ego del maschio che vi risiede, rimane una scatola, e una scatola al centro di una grande stanza dà il senso del rapporto che esiste tra il maschio e la femmina. Ma abbiamo detto che la stanza delle donne è sempre aperta, e di scatole può contenerne tante, può metterle in fila, disporle per altezza, ammucchiarle una sull’altra, occupare quasi tutto lo spazio, quasi, perché non ci dimentichiamo che la stanza è circolare, e le scatole, tutte, hanno gli angoli. Rimarranno sempre, comunque, spazi vuoti, io lo chiamo il di più femminile, sono quelli che nessun uomo potrà mai riempire…